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Andrea Lacoppola con il romanzo “Una vita negata” racconta una Marilyn Monroe autentica

Intervistando Andrea Lacoppola ho scoperto una Marilyn Monroe sicuramente diversa. “Una vita negata” infatti vuole essere un romanzo introspettivo dove l’autore si è immedesimato in Marilyn in modo originale a tal punto da decidere di scrivere in prima persona. Scelta coraggiosa dovuta all’ampia conoscenza che Andrea ha di questa ragazza dalla bellezza sconvolgente.


Tutto ha avuto origine da una folgorazione durante la visione di “Gli uomini preferiscono le bionde”: Andrea, al terzo anno del liceo, rimane affascinato dalla star di Hollywood tanto che nei tre anni successivi ha continuato ad approfondire e ricercare informazioni su Marilyn.

Accumulato nel tempo diverso materiale Andrea, circa un anno e mezzo fa, ha deciso di scrivere il libro “Una vita negata”, titolo che fa trasparire il suo scopo: “la sua missione” è dare voce a una ragazza e alla sua vita messa costantemente a tacere e in ogni caso mai ascoltata veramente.



Oggi Andrea, oltre a frequentare la facoltà di lettere e filosofia, indirizzo comunicazione e nello specifico linguaggio dei media, collabora con testate giornalistiche web. È un ragazzo preparato che aspira a diventare giornalista e sogna di arrivare al mondo della televisione dando nuova linfa a un sistema antiquato. Augurandogli il meglio, vediamo in cosa si contraddistingue “Una vita negata” dagli altri libri su Marilyn.


Dopo aver rielaborato le fonti raccolte durante la sua ricerca, Andrea ha creato un romanzo unico sia per i contenuti sia per la forma. Oltre a scrivere in prima persona ha dato libero sfogo alla sua creatività immaginando un rapporto epistolare tra Marilyn e divi/e di Hollywood degli anni ’50. A questo punto è più corretto riferirsi a Norma Jeane, (questo il vero nome di Marilyn Monroe). Leggendo le lettere si scoprono la sofferenza, l’intelligenza e la delicatezza di una donna usata, abusata, sfruttata, derisa e denigrata anche da chi sosteneva di amarla. Il rapporto epistolare avviene con Audrey Hepburn; Ella Fitzgerald; Jayne Mansfield e Rodolfo Valentino. Vengono affrontati temi delicati e tragici che hanno sempre preso il sopravvento nella vita di Norma Jeane. Giusto per fare qualche esempio con Audrey Hepburn si confronterà riguardo i suoi aborti spontanei dovuti all’endometriosi (patologia di cui soffriva); con Ella Fitzgerald affronterà tra gli argomenti i diritti delle donne e più in generale l’impegno sociale. Nelle lettere, a tratti commuoventi, si respira tutta la disperazione e tutta la voglia di cambiare le regole del gioco.


È importante scrivere che Norma Jeane da sempre sognava di diventare un’attrice, ma purtroppo si è trovata intrappolata in un mondo, quello di Hollywood, che inizialmente non aveva capito. Diventata presto una gallina dalle uova d’oro, le verranno affidati sempre ruoli della sex symbol, incarnando lo stereotipo della donna bella, bionda e facilmente condizionabile, svampita e addirittura stupida. Nonostante i suoi continui sforzi per riuscire a recitare parti più impegnate e dimostrare la sua versatilità, la sua vita a Hollywood in veste di attrice non è cambiata di una virgola.


Tra la disperazione del suo lavoro e la sua angosciante vita privata Norma Jeane non ebbe un attimo di vera e spudorata felicità. Ebbe tre mariti, il primo all’età di sedici anni e tre divorzi che segnarono la sua esistenza nel profondo. Ebbe un’infanzia traumatica: il padre non lo conobbe mai; la madre venne ricoverata in un ospedale psichiatrico; venne abbandonata dalle famiglie affidatarie e così visse un periodo anche in orfanotrofio.

Probabilmente è proprio causa di tutte queste vicissitudini che da giovanissima viene catturata come vengono catturate le farfalle: inizialmente dolcemente, attraverso le prime esperienze con agenzie di moda e spettacolo e poi rinchiusa di fatto in una gabbia dorata riempita unicamente di successo e fama. Per assurdo la sua bellezza fuori dal comune sarà la sua disgrazia, nessuno riuscì a salvarla come donna nonostante in molti all’epoca fossero a conoscenza del suo disagio psichico e della sua profonda e cronica depressione. Venne seguita da psicoterapeuti o, per essere più precisi da psichiatri, soprattutto negli ultimi anni di vita.


Il cinema hollywoodiano in un mondo ideale sarebbe potuto essere il suo riscatto da una vita miserabile, ma i fatti dimostrano il contrario. Andrea Lacoppola con il suo libro vuole far capire ai lettori quello che Marilyn Monroe sarebbe potuta diventare e crescere come artista, come attrice e come donna. L’accento va posto sull’anima di Marilyn e sul suo disperato bisogno di essere amata.


Il vero amore probabilmente non fece mai parte della sua vita. Inoltre la profonda depressione causata dall’impossibilità di avere un figlio può essere considerato uno dei motivi principali che causarono la sua morte prematura. Il fatto di non aver mai avuto una famiglia fin dalla nascita in qualche modo ci può far intuire che la sua fragilità e la sua insicurezza psicologica derivino anche dal fatto di non aver mai avuto punti fermi e relazioni stabili diventando ipercritica verso sé stessa e non accettandosi mai completamente.


Un libro da leggere per conoscere non solo una diva e la vita che la circonda, ma anche per riflettere sui sentimenti umani, le angosce, le delusioni, i sogni e le speranze. Un romanzo per entrare in empatia con una delle icone più invidiate e blasonate del panorama mondiale; sogno immaginario di ogni uomo e modello di bellezza femminile che ispirò generazioni di ragazze.

Nel video della puntata di "4 Chiacchiere e un Prosecco" potrete vedere l'intervista andata in onda sui social in cui

Andrea Lacoppola parla del suo libro.

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