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Con “l’amore è in corto”, Leo Tenneriello si racconta a webradioitaliane.

l”amore è in corto di Leo Tenneriello è il manifesto della caducità dei sentimenti in un’epoca dove è più importante il numero dei like che il valore delle persone stesse.

L’artista indaga quale sia il senso dell’amore e se esista realmente tra gli esseri umani, data la vacuità e la poca fiducia nei confronti di chi elargisce grandi parole, ma nella pratica non è mosso da nobili sentimenti.

Ed è in questo caos tra chi viene e se ne va che il brano ci dà una chiave di lettura ironica, ma al tempo stesso profonda su come affrontare i cambiamenti di rotta e le difficoltà nel costruire rapporti sani e duraturi nell’era dei social e del facile consumo.


- Di dove sei e come la tua città ha contribuito a sviluppare una tua sensibilità artistica?


Sono nato a Taranto, la città dei due mari. Un luogo contraddittorio, tra l'antico splendore e le sfide del presente. Nonostante questo legame geografico, non ho mai sviluppato un forte senso di appartenenza locale. Mi sento di passaggio. Mi sento più come un flâneur, un osservatore che attraversa la vita, con radici ramificate verso più luoghi. La mia vera città è la lingua italiana.

 

- Raccontaci il tuo percorso musicale dalle origini fino ad oggi.


Ho iniziato a cantare da ragazzino, in chiesa, come fanno tanti.Provengo da una famiglia evangelica e nel culto evangelico la musica è molto presente. Cantare durante la funzione religiosa era liberatorio. Quindi sin da bambino per me il canto è stata un’esigenza e un’esperienza spirituale, un modo per connettermi con qualcosa di più grande di me.

L'adolescenza è stata il periodo in cui ho scoperto i grandi cantautori italiani e ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni. Erano acerbe, ma erano mie. Erano il mio modo di esplorare il mondo e me stesso. Studiando e amando le materie umanistiche, ho affinato la mia capacità di esprimere emozioni e pensieri attraverso le parole. Questo mi è stato utilissimo nella scrittura delle canzoni.

Incontrare Mimmo Cavallo (cantautore e autore per Zucchero, Fiorella Mannoia, Mia Martini, Loredana Bertè, Gianni Morandi, Ornella Vanoni e tanti altri) è stato un punto di svolta. Ascoltare le sue parole e la sua musica mi ha dato una nuova prospettiva sui miei pezzi.

Ma ho deciso tardi (a quarant’anni), ma non è mai troppo tardi, di espormi in prima persona. Con l’uscita del mio primo cd “ControVerso” (nel 2006) è iniziato il mio percorso artistico ufficiale. Poi sono seguiti gli altri cd e ho iniziato anche a pubblicare dei libri. I miei live da sempre associano le canzoni e i libri.

 

- Raccontaci l’iter del processo creativo che segui per la creazione di un brano.


Raccolgo nel tempo idee, mezze melodie, frasi, rime, concetti. Poi all’improvviso arriva l’ispirazione e mette tutto insieme, escludendo ciò che non serve. È il mistero della bellezza del caos che crea un quadro unico e armonico.

 

- Come è nato “L’amore è in corto” e di cosa parla?


Il cortocircuito del concetto di amore tradizionale è alla base di questa canzone. “Finché dura, l’amore è in bilico sull’orlo della sconfitta” dice Zygmunt Bauman. Il brano parla di un amore instabile e "liquido".

Parlo di una relazione amorosa, ma in realtà parlo della natura umana e di quanto il concetto di fiducia sia distorto dall’ipocrisia.

Osserviamo calciatori che baciano le maglie e giurano amore eterno, salvo poi contrattare con altre squadre.

La fedeltà è promessa con leggerezza, facile da tradire. La mobilità aziendale ha condizionato il nostro modo di concepire le relazioni. Se le cose stanno così, tanto vale “perdonarsi senza confessare”.


 

- Hai mai performato dal vivo e in quale occasione?


In questi anni ho fatto moltissimi live.

 

- Come si struttura una tua live?


Mi esibisco da solo, accompagnato da chitarra e voce, e presento poesie, racconti e canzoni di cui sono autore. Alterno letture e canzoni, creando un percorso intimo e riflessivo. Le mie performance, essenziali e dirette, toccano temi universali come l'esistenza, l'amore e la ricerca di sé, rivolgendosi a un pubblico di ogni età.

 

- Quale artista prendi come modello per le tue canzoni?


Il mio modello è tutta la musica e la letteratura che mi piace.

 

- Come curi il tuo look artistico?


Non ci bado. Se look significa vestirsi, mi vesto come sono.

 

- Se potessi rinascere quale periodo musicale sceglieresti?


Gli anni 70. Era un periodo in cui la musica era viva, pulsante e piena di significato. Gli artisti di allora non si limitavano a intrattenere, ma cercavano di cambiare il mondo con le loro canzoni. Credo che gli artisti in quel periodo sentissero di essere immersi nel fiume della storia, peccato che poi molti di loro ne sono stati travolti.

 

- Come gestisci l’ansia da prestazione prima di una performance?


Non la gestisco. Mi abbandono totalmente a lei e cerco di tramutarla in emozioni.

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