Appunti e commenti personalissimi presi al volo, durante le esibizioni senza conoscere l’esito della prima semifinale e i brani qualificati per la finale dell'Eurovision 2023. E' solo il mio punto di vista!.
Liverpool è bella, lo humour inglese è una garanzia, si vede fin dalla sigla, simpatica occasione per mostrare l’eterogeneità della società di oggi, nei gesti comuni, lavare i vetri, dipingere la saracinesca del box (di giallo e azzurro, ovvio) attraverso gli occhi di due bambini che gironzolando in bici avvisano tutti che l’Eurovision sta per iniziare, poi appaiono i reali d’Inghilterra, il gruppo dei Subwoolfer con le maschere gialle a testa di lupo, infine ecco i due piccoli protagonisti catapultati sul palco, scenario avveniristico degno di un videogame, un'altra dimensione, l’anima tecnologica e moderna dell’Europa.
Una delle conduttrici è la cantante Ukraina, Julia Sanina. che fa il suo ingresso cantando, accompagnata dal barbuto marito chitarrista, vestita - come dice Mara Maionchi, in un abito aderente di plastica nera. Numero di apertura spettacolare.
Nessuna guerra è stata combattuta in nome della musica, commenta Gabriele Corsi. Dodicimila persone presenti alla Liverpool Arena (vero nome “Liverpool B&S Bank Arena”); le tre splendide e sorridenti conduttrici sono perfettamente a loro agio in abiti molto scenografici, mentre come da tradizione presentano sia in inglese sia in altra lingua, un po’ francese un po’ italiano.
Le cartoline che introducono ogni artista quest'anno uniscono tre paesi, quello presentato, il regno unito e l'ucraina.
Norvegia: Alessandra con Queen of Kings; introdotta da una cartolina a tema "biblioteca”. Dal vivo la performance di questa giovanissima cantante italo-norvegese, Alessandra Mele, rivela qualche impercettibile rigidità iniziale, forse le manca un po’ di “carica”, non si percepisce appieno la sua capacità espressiva che caratterizza il video ufficiale; è senz’altro un pezzo impegnativo vocalmente e ben costruito. Brava, prende benissimo l’acuto sul finale. Per gli italiani risulta a tratti simile ad una tarantella, roba che a Napoli le sanno fare anche i bambini, e non lo porteremmo mai ad un festival… comunque funziona, si fa cantare, resta in testa; non farà la storia della musica?probabile, ma ci darà energia nelle giornate in cui ci sentiamo un po’ giù.
Malta: The Busker con Dance (Our Own Party), mette in scena quanto possa essere difficile organizzare feste, e ci crediamo. Se escludiamo il groove di sax e fiati, anni ‘Ottanta, non lascia il segno, nonostante siano musicisti bravissimi, giovani e allegri.
Serbia: Luke Black con Samo mi se spava, ci regala l’immersione in un videogame. Scopriamo che il suo nome d’arte lo ha scelto come segno di “lutto” per la morte della scena musicale Serba. Ha talento, potrebbe farcela a risollevare le sorti dello scenario musicale del suo Paese. Uno dei pochi casi in cui il testo in lingua originale non penalizza il brano che risulta comunque gradevole e internazionale. Molto Matrix. Molto interessante, particolare, cattura l’attenzione dei commentatori italiani.
Lettonia: Sudden Lights con Aija, propone una preziosa parte ritmica, un testo così così.”Non piangere, ci proverò… Dì le parole giuste al momento giusto”. Non arriva.
Portogallo: Mimicat con Ai coração, non porta un capolavoro, su questo concorda anche la commentatrice Mara Maionchi, ma è fresca, divertente e accende la passione in una nuvola di costumi rossi. Performance spiritosa, forse un po’ troppo teatrale, ma tiene incollati fino alla fine.
Irlanda: Wild youth, con We are one: la band c’è, il brano un po’ meno. Celebra l’unicità, la possibilità di essere ciascuno quel che vuole. Sound di gusto British style, classici come un maglioncino beige, troppo sottotono, anche nel look, per i miei gusti (personali e opinabili).
Croazia: Let 3 con Mama sc! osa un look estremo, ibrido fra Elio e le storie tese con baffoni alla Freddy Mercury, e osa un testo solo apparentemente facile.. “Mama kupila traktora ŠČ!” (mamma ha comprato un trattore). Contro il potere, contro i “Mali podli psichopat” (Piccoli subdoli psicopatici). Sanno suonare. Non passano inosservati. Sono veri personaggi di spettacolo. Viene da interrogarsi sui gusti musicali dei Croati, e sorge il dubbio che la musica non sia proprio un linguaggio universale! Ma hanno catalizzato l’attenzione, fino alla fine.
Svizzera: Remo Forrer con Watergun, è fino a questo punto della serata l’esibizione più “regolare”: un brano contro la guerra, immagine giusta, giovane, voce dal colore bello e profondo, archetipo delle frontiere del nuovo Pop. A me piace, e anche se probabilmente questo brano non scriverà la storia della musica va riconosciuto che è ben costruito, arrangiamento fantastico, tamburi che ricordano quelli militari, crescendo con progressiva aggiunta di strumenti nel ritornello, creano il giusto climax; gli archi e la voce calda come un clarinetto creano un interessante contrasta con il viso giovane. I don’t wanna be a soldier. Dovrebbe vincere solo che per l'argomento.
Israele: Noa Kirel con Unicorn irrompe bella, sexy, atletica sul palco dell’Eurovision, con una scenografia ridotta (rispetto al video ufficiale) con il vantaggio di dare risalto alla voce, piena e di ampia tessitura. Un brano elettro-pop, probabilmente destinato a diventare un tormentone da ballo; a parte le brevi barre sul “phenomenal”, ci si trova qualcosa degli Evanescence, nella voce ariosissima, e la Katy Perry di Hot and cold. Difficile che rimanga nella storia della musica, ma lei è carismatica, e il suo balletto finale è formidabile, una vera esplosione di energia.
Moldavia: Pasha Parfeni con Soarele si Luna (Il sole e la luna), ci cattura col fascino di una fiaba nel bosco. Gestualità e suoni probabilmente legati alla cultura più arcaica della Moldavia. Dapprima suscita perplessità, come se l’Italia presentasse una pizzica, o un antico canto a tenore. Forse ci sono Paesi in cui il collegamento con la musica tradizionale è più forte? Poi subentra il piacere di lasciarsi trasportare in un mondo estetico lontano, magico. E forse è proprio questo che l’Eurovision vuol favorire, espressione di culture diverse, non un appiattimento verso prodotti tutti simili.
Svezia: Loreen con Tattoo, è da più parti considerata la vincitrice annunciata, e sicuramente è una delle favorite; se vincesse porterebbe a 7 le vittorie della Svezia raggiungendo l’Irlanda che è quella ad aver ottenuto finora più vittorie. Un brano ben costruito musicalmente, lei è dotata di grande vocalità. Inizia una vera e propria citazione degli ABBA del 1980 The Winner Takes It All ("I dont' wanna go"), poi prosegue a parlare di un amore rimasto addosso come un tatuaggio. Che dire? Brava, forse la migliore esibizione della serata, bella nel suo look da regina o strega delle fiabe, grande performer, voce inossidabile senza incertezze, arriva fino su Marte. Anche i commentatori Mara Maionchi e Gabriele Corsi si chiedono se sia tutto un po’ “troppo”.
Azerbaigian: TuralTuranX con Tell me more, si presentano con un appeal completamente british, a metà fra i Beatles, poi rappano, poi un po’ di soft pop orecchiabile, arrangiamento minimal. Bravi ma la struttura del brano non li agevola, sembra un collage di pezzi diversi, senza un’idea portante.
Cechia: Vesna con My sister’s crown, dimostra la bravura estrema di un gruppo di vere musiciste, con un brano solo apparentemente giocoso che porge in modo leggero un senso profondo; capacità unica di mixare clichè vocali popolari e musica del futuro. Performance sl palco dell’eurovision tutta pink, divertente, impronta folkloristica nei colori e nei personaggi (consiglio di guardare il video ufficiale che è davvero particolare); forse non incontrerà i gusti internazionali, ma il suono della lingua è una vera delizia. La forza delle donne è l'argomento del testo (we are not your doll non siamo bambole, cara sorella sei unica e forte la corona è la tua, ecc...). Brave e attuali.
Paesi Bassi: Mia Nicolai & Dion Cooper con Burning Daylight… poco da dire, sono un duo bellissimo, sanno come tenere il palco, ma il brano non decolla, non entusiasma.
Finlandia: Käärijä pseudonimo di Jere Pöyhönen, rapper finlandese, e batterista, con il suo Cha cha cha chiude le esibizioni della prima serata, provocando una scarica di adrenalina nel pubblico, simpaticissimo, con il suo improbabile coprispalle verde fluo. Tutti avvisati, la prossima festa la organizziamo in Finlandia, li’ sanno come divertirsi! Adatto ad ogni contesto ludico, estivo, giocoso, per far ballare tutti! Se volete approfondire la sua musica ascoltate altri brani ad es. ROCK ROCK, https://youtu.be/wJRYBp0M0S0
Concluse le esibizioni, si è aperto il televoto e l’esito on dovrebbe sorprendere troppo: sono stati qualificati per la finale i 10 brani che più degli altri presentano un qualche elemento distintivo, qualche particolarità:
Croazia: Let 3 (Mama sc!)
Moldavia: Pasha Parfeni (Soarele si Luna)
Svizzera: Remo Forrer (Watergun)
Finlandia: Käärijä (Cha cha cha)
Cechia: Vesna (My sister’s crown)
Israele: Noa Kirel (Unicorn)
Portogallo: Mimicat (Ai coração)
Svezia: Loreen (Tattoo)
Serbia: Luke Black (Samo mi se spava)
Norvegia: Alessandra (Queen of kings)
Ora siamo pronti per la seconda semifinale dell’11 maggio! E ovviamente non vediamo l'ora di tifare per il nostro Marco Mengoni
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