Lo scorso 13 Ottobre, dopo un paio di anni d'attesa dovuti alla pandemia, si è tenuto, all'Alcatraz di Milano, l'attesissimo (almeno da me) concerto dei Black Crowes che, per l'occasione, hanno proposto per intero il loro album "Shake Your Money Maker".
Uscito nel 90, "Shake Your Money Maker", è il lavoro con il quale i Crowes, la creatura dei fratelli Chris e Rich Robinson, fecero sentire al mondo che il rock non era morto, anzi...
L'uscita di quell'album fece capire che non esistevano solo il pop rock dannatamente mieloso e melodico e l'hair/glam metal e regalò a tutti i rockers la certezza che il loro genere preferito fosse ancora vivo e vegeto.
In quel disco c'è tutto, rock, blues rock, southern rock, soul rock e chi più ne ha più ne metta!
L'Alcatraz apre le sue porte, è fatta, si entra... una birretta veloce (6€...allora Dio non è morto!?!), una rapida occhiata al banco del merchandising per decidere se investire o meno l' equivalente di una paga giornaliera per una T-Shirt e, subito dopo, altra birretta... tranquilli, non ho solo pregi!
È tempo di dare qualche spallata e raggiungere il parterre nell' attesa che la serata abbia inizio.
Ad aprire la serata sono i DeWolff, band olandese che si presenta sul palco in formazione a tre, batteria, chitarra (e voce) ed organo Hammond, già questo basterebbe ad idolatrarli ma i ragazzi vanno ben oltre... si dimostrano tecnicamente validissimi e sfornano una grandissima prova, non li conoscevo granché ma devo dire che la dimensione live è davvero il loro punto di forza, non sbagliano nulla, sono carismatici e completamente "sul pezzo" sia nel look che nella capacità di coinvolgere anche chi, come il sottoscritto ( Mea Culpa), non conosce i loro lavori; lavori che spaziano tra i '60 e '70 toccando il classic rock fino ad arrivare al soul rock passando per la psichedelia e non facendosi sfuggire la ballata strappalacrime. Bravi, davvero!
I DeWolff lasciano il palco e, poco dopo, giunge il momento per cui il pubblico, che nel frattempo è notevolmente aumentato, si è presentato.
Introdotti da "Get up (I feel like being a) Sex Machine" di James Brown entrano i BlackCrowes e partono con la prima traccia dell'album che siamo qui a celebrare, si parte con Twice As Hard e, immediatamente, si capisce che la serata sarà un successo, la band infatti, nonostante rispetto alle origini siano rimasti solo i fratelli Robinson ( che peraltro si sono insultati fino al 2019), dimostra di avere una gran tecnica e, soprattutto, una gran voglia di esibirsi e di fare un grande show.
Si prosegue con tutti i brani del disco, rispettandone la scaletta, ed è così che, nell' ordine, vengono eseguite
Jealous Again
Sister Luck
Could I've Been So Blind
Seeing Things
Hard to Handle
Thick N' Thin
She Talks to Angel
Struttin' Blues
Stare It Cold
Tutto viene eseguito molto bene e con grande voglia e, sicuramente, il calore dei presenti unito alla voglia di divertirsi e di cantare tutti i pezzi gioca a favore della "voglia" dei Crowes.
Terminata la riproposizione di tutta la track list Chris lascia spazio al fratello Rich che smette i panni del chitarrista per vestire quelli da Frontman ed eseguire "Oh! Sweet Nuthin' ", sentitissima cover dei Velvet Underground...
Ma non può finire così e, infatti, Chris rientra e regala altri successi degli anni 90 per, poi, chiudere con la splendida e coinvolgentissima "Remedy".
La serata si conclude così, con la certezza di aver visto un bel concerto e non, come talvolta accade, una Reunion svogliata e fine a sé stessa ( ed ai lacrimanti conti correnti dei protagonisti).
I Black Crowes ci sono, ancora, con il loro rock solido e, talvolta, "ignorante" e ci fanno sperare di poter sentire del nuovo materiale col marchio dei due corvi.
Ascoltateli...
Thick
Thick
👏👏👏👏👏👏👏👏😍