Di questi tempi ci si ritrova da soli a meditare e la vita diventa faticosa e lenta.
Questo non può certo essere l’incipit di un articolo di agosto e invece forse sì. Torno indietro nel tempo e mi fermo a “ Tikibombom” di Levante, anno 2020.
Per me un inno alla capacità di vivere nonostante le differenze, nonostante i pregiudizi e rispettando l’unicità di alcune persone. È una canzone senza dubbio molto bella e il testo è curato nei minimi dettagli.
Tikibombom è un titolo universale, non ha credo un significato univoco, non lo si trova nel vocabolario ma quando si canta si capisce il suo vero valore. Può essere il nome di una danza e di una musica, qualcosa che accomuna le persone speciali, quelle autentiche. L’omologazione certo è più facile da assecondare ma in realtà ci sentiamo meglio quando siamo noi stessi. Indagini di mercato, pubblicità e le successive strategie commerciali sono davvero ciò che definiscono le scelte dei ragazzi? Io mi auguro di no, anche se sono la prima a farmi qualche volta influenzare da uno spot magari assurdo però almeno me ne rendo conto e ci rido su.
L’opinione altrui non riesce a distruggere il vento della città di una terra mai vista prima, non riesce a spegnere le luci accecanti che brillano alte, non disturba la meditata solitudine di persone che decidono di allontanarsi da anime senza sogni. Eppure è il punto di riferimento tra i diversi pensieri e comportamenti di tutti. Ammiro quelli che vivono liberi da preconcetti e che prima di giudicare riflettono. Spesso ahimè sono proprio loro oggetto di scherno e, consapevoli, non seguono il branco, dall’ultimo posto della fila levano le loro anime in rivolta pensando che a volte questa vita di loro non si sia mai accorta.
Levante ha deciso di dedicare questa canzone alle persone vere, con una storia da ricordare e una da scrivere seguendo la calligrafia più adatta. A volte sarà ordinata e leggibile, corretta nella grammatica e nella sintassi. Il più delle volte però sono sicura che risulterà confusa e disordinata, illogica per molti.
Il silenzio della solitudine così darà forma al significato più profondo della vita di alcuni, attenti a non farsi notare ma notati, attenti a non disturbare ma che creano involontariamente scompiglio. Gente considerata particolare e sui generis, a tratti eccentrica, facile da deridere. Questa gente che fa parlare di sé e parla poco, insomma un controsenso dietro l’altro che fanno tanto arrabbiare altri.
Spesso, infatti, il silenzio dà molto più fastidio che una risposta maleducata perché spiazza e non fa intuire il senso dato da chi lo usa come arma, unica soluzione a tanta ignoranza. La confusione così continua a regnare sovrana tra persone troppo diverse per potersi capire quando l’unico desiderio è dimostrare l’esistenza di una ragione.
Le persone silenziose sono angeli rotti a metà che si trovano tra il cielo e la terra, uomini e donne difettosi con una grande anima, invidiati e per questo derisi. Sono l’ancora e non la vela, rimangono come un punto di riferimento anche per chi non li comprende. Non è semplice capire da che parte siamo, la vita ci riserva tante sorprese che a volte non riusciamo a capire. A volte siamo speciali, altre ci ritroviamo nella mischia senza distinguerci. La natura e l’indole delle persone rimangono le stesse, i migliori però possono camuffare i propri difetti con educazione e intelligenza.
La solitudine così crea distacco e diffidenza, curiosità ma allo stesso tempo paura. Può diventare però la ragione di un timido incontro tra gente troppo diversa per non riuscire a riconoscersi. La distanza della solitudine dà spazio a un luogo d’incontro nuovo, fatto di confronto. Chi entra in questo luogo solitamente è una persona abituata a rispettare principi di convivenza.
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