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Immagine del redattoreSilvia Dini

"Il sussurro delle anime" di Giuseppe Folchini: tra noir e giornalismo investigativo.

"Quando si cerca la verità, spesso troviamo più di una risposta."

“Il sussurro delle anime” di Giuseppe Folchini (Francesco Tozzuolo editore, 2022) è un avvincente mix tra noir e giornalismo investigativo, un libro in memoria di ventitré vittime di delitti irrisolti, anime di donne e ragazze che “sussurrano” di non essere dimenticate.


L'autore, intervistato da Anna Roscio a “Quattro chiacchiere e un prosecco” su Webradioitaliane, si descrive come milanese nato “fra la nebbia e il Jelling di Scerbanenko"; racconta di aver iniziato per caso a fare cronista di nera durante l’università, per arrotondare; negli anni ‘80 rappresentava la gavetta del giornalismo e, non essendoci il web, significava andare sul posto, in questura, negli ospedali, per recuperare le notizie; durante un periodo negli USA si è avvicinato al “true crime”. In Italia ci sono pochissimi specialisti del settore, mentre in USA e in Canada esistono canali radio e tv dedicati. Folchini, oltre ad occuparsi di comunicazione aziendale, negli anni non ha mai smesso di scrivere di cronaca nera su varie testate online e finalmente ecco il suo primo libro “Il sussurro delle anime", al quale è dedicato un intrigante book trailer in apertura dell’intervista.



Un titolo così può essere fuorviante, far pensare a tematiche di fantasia.


Giuseppe Folchini spiega che all’editore il titolo è piaciuto subito, ben rappresentando l’obiettivo del libro che vuole raccontare ventitré “anime”, vittime di femminicidio, casi irrisolti, magari non tutti famosi, che hanno segnato le varie epoche in cui avvenuti, dagli anni Cinquanta del secolo scorso ai primi anni Duemila. Lo stile è volutamente noir, thriller, per rendere la lettura godibile e far arrivare facilmente il messaggio di fondo che deve emergere: ci sono donne che attendono ancora giustizia, che non vanno dimenticate.

Un tema di grande attualità, riproposto dalle cronache quotidiane ancor oggi.


Raccontare storie “già note” non è impresa facile


Certamente la difficoltà maggiore, spiega Folchini, è stata quella di ricreare suspense su eventi già accaduti e dei quali, grazie alla cronaca, tutti sanno già come finiscono; non ha voluto essere noioso raccontatore di documenti piuttosto ha cercato un modo, originale, di dare voce a queste donne, ragazze e bambine assassinate.

Il libro è articolato in ventitré capitoli, ciascuno dedicato ad un caso diverso. Ogni volta viene presentata la vittima, la sua personalità, come viveva gli ultimi giorni e momenti, poi si fanno ipotesi. Foto, articoli e vari documenti dell’epoca, sono presenti a testimoniare l’importante lavoro di ricerca documentale che sta dietro alla stesura del libro e a ricordare che sebbene la lettura sia avvincente non si tratta di fiction, ma di storie realmente accadute.


Il narratore ci guida nelle pieghe più buie dell’animo umano


Il lettore viene preso per mano dal narratore che, moderno Caronte, si pone accanto a lui, alla pari, senza sapere nulla più di quello che si palesa al momento e lo traghetta attraverso le scene del crimine, lo invita a mettersi nei panni del cronista, a osservare attraverso gli occhi del giornalista investigativo, scoprire dettagli, collegare fatti e indizi; al centro di tutto c’è la vittima, comprendere quel che sentiva e faceva nelle ore precedenti il delitto, come emerge dai racconti di amici, parenti e dalle testimonianze; sorgono dubbi su carenze nelle indagini, piste alternative ignorate; chissà se tali intuizioni avrebbero potuto fare la differenza qualora adeguatamente considerate fin da subito… forse si, o forse no, certo oggi avremmo meno domande senza risposta.


Le vittime sono presentate con rispetto ed empatia


Si percepisce in ogni riga che l'autore non ha un atteggiamento giudicante verso nessuno, soprattutto nei confronti delle vittime, per le quali usa parole delicate e rispettose anche mentre scava a fondo nel loro vissuto, senza timore di rivelare ombre, segreti scomodi; del resto tutti abbiamo qualche lato oscuro.

Ai profani del true crime verrà da chiedersi se stare ogni giorno a contatto diretto con l’abisso e le peggiori azioni dell’essere umano, esponga il cronista al rischio di venirne in qualche modo contaminato. A questo, Folchini dà una risposta profondamente semplice e potente: lasciar andare via i cattivi pensieri, imparare a tenere alla giusta distanza il male che si incontra.

La passione per il noir è comunque nel suo DNA, emerge anche quando gli chiediamo cosa legge nel tempo libero:...Faletti e Carrisi sono fra i suoi preferiti.


L’attenzione verso questi delitti può servire magari a riaprire i casi?


Sicuramente i casi possono sempre essere riaperti, dice Folchini. Un esempio recente è il caso di Nada Cella, non certo riaperto grazie al libro; ma le intuizioni e le ipotesi avanzate nel libro sono le stesse che si stanno ponendo gli inquirenti di oggi. Nel capitolo dedicato a Nada Cella si può trovare tutta la storia delle origini: siamo a Chiavari in Liguria nel 1996, una ragazza di buona famiglia, occhioni ingenui, una cascata di capelli, esile; sembra di vederla come un film, quella mattina mentre arriva al lavoro, in ufficio, con la sua bicicletta rossa; non ne esce più, colpita mortalmente e brutalmente con un oggetto mai ritrovato. ll capitolo è intitolato “L’altra Simonetta”, perché le dinamiche sono in parte simili al caso di Simonetta Cesaroni, l’ennesimo “cold case”.


In chiusura, accenniamo ancora ad un caso, quello della bellissima Laura che “sembra addormentata sotto una coltre di neve, come una principessa delle favole”


L’autore ha immaginato così, nella sua mente, la scena che gli inquirenti devono aver visto giungendo nella stanza della vittima, dove ogni cosa era “coperta dal sottile strato biancastro, provocato dalla schiuma degli estintori”. Nell’estate 1993, a Clusone, meta di villeggiatura dei milanesi, i vigili accorrono a spegnere le fiamme in casa di Laura Bigone, bellissima ragazza di 23 anni; il fuoco non c’entra nulla nella sua morte: è stata accoltellata in maniera brutale, con molto odio; Folchini, da esperto di cronaca nera, spiega che è probabile che il killer sia una persona che la vittima conosce bene, perché accoltellare una persona non è banale, bisogna avvicinarsi e avere la dose di rabbia sufficiente. Per saperne di più, non resta che leggere il libro...


Lettura consigliata e consigliabile agli appassionati del genere true crime, thriller e noir, sicuramente piacerà anche a coloro che amano approfondire i fatti di cronaca, e a tutti quanti, per età, all'epoca seguirono tramite i giornali e i media alcuni di quei casi e si stupiranno di poterli ritrovare e ripercorrere in questo testo in modo tanto intenso e vivido.


Disponibile sul sito dell'editore www.francescotozzuoloeditore.it


Buona lettura... da brividi.


(per chi si domandasse come mai sulla copertina ci sono solo 21 foto anziché 23, abbiamo già indagato noi su questo dettaglio fuori posto... nessun mistero, solo una scelta grafica imposta da limiti di spazio)

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