Non solo show e tv ma anche l’intimità della parola in musica. Di lui tanto si potrebbe e dovrebbe raccontare. Giornalista, sceneggiatore, autore radiofonico e televisivo di successo, Maurizio Costanzo ha dato un’impronta fortissima alla televisione italiana dagli anni settanta in poi, con straordinaria capacità di innovare i format e di cogliere sempre la formula capace di lasciare il segno.
In questi giorni di tristezza per la sua scomparsa, vogliamo ricordarlo per un aspetto particolare, la musica, forse quello meno noto della sua intensa attività creativa, ma comunque materia che ben conosceva: suonava il sax ed è stato anche autore, o coautore, di numerosi testi di canzoni entrate nel repertorio di grandi interpreti, quali ad esempio Mina, Bocelli ed altri.
Impossibile non menzionare come primo ricordo “Se telefonando” il brano che forse ha avuto maggior notorietà, scritto insieme a Ghigo De Chiara, con musica di Ennio Morricone e portato al successo da Mina nell’ormai lontano 1966.
Inizialmente sigla per il varietà televisivo “Aria condizionata", Morricone racconta che l’inserto dei fiati (“paraparaparaappa”) glielo suggerirono le sirene della polizia di Marsiglia; è un brano vocalmente difficile, con cambi di tonalità e un’estensione notevole… niente di impossibile per la voce di Mina; all'epoca non riscosse grande successo ma con il tempo è diventato icona, uno dei pezzi più amati e popolari dell'epoca d'oro di Mina.
Si parla d’amore, un amore che “appena nato e già finito” ; argomento ricorrente in centinaia di canzoni di ogni epoca. Ebbene, qui entra da protagonista il telefono, “media” che si pone come elemento di ulteriore complicazione nella storia e di ostacolo al dialogo o più probabilmente un mezzo che aiuta a “dirsi addio” e a prendere le distanze dalla sofferenza che si potrebbe vedere negli occhi di chi viene lasciato.
La tecnologia è sempre utile per prendere le distanze dagli amori che stanno finendo, ed è centrale anche in altre canzoni, ad esempio in “Quanto ti amo”, interpretata da Alex Britti; all’epoca il telefono, oggi probabilmente Costanzo darebbe spazio a smartphone, videocall, social e whatsapp come canali per la comunicazione o, meglio, per l'incomunicabilità fra gli amanti delusi, stanchi, lontani. “E ti voglio ma non ti chiamo / Perché ho sbagliato e non merito perdono / Adesso odio quanto ti amo / Eravamo tanto e adesso, non lo siamo…” Poche frasi e la storia è già chiara. Ti amo e me ne accorgo alla fine, quando tutto è probabilmente perduto. E, quindi, non “ti chiamo” neppure. Canzone che merita di essere ascoltata guardando il videoclip, particolare.
Maurizio Costanzo ha avuto una lunga attività, iniziata il secolo scorso; i boomer certo ricorderanno Mino Reitano che nel 1969 canta “Non aver nessuno da aspettare” scritta da Costanzo con Fiorenzo Fiorentini, Mino e Franco Reitano. Nel testo, la storia d’amore è finita da un pezzo, sembra tutto alle spalle, come un lontano ricordo, ma dopo qualche battuta l’inciso di violini rompe l'atmosfera e arriva la consapevolezza “son io che sono rimasto qui ad aspettare te”, la voce diviene via via piu’ straziante, il ritmo incalza, marcia al passo con la batteria, in un crescendo lirico di disperazione, sostenuto dai fiati, dal coro femminile, da glissati di arpa, fino ad un parossistico “no, tu non sei più qui” ripetuto più volte, per chiudere con un grido di dolore. Ennesima storia d’amore triste, anche senza telefoni o altri media. Testo suggestivo, e grande interpretazione vocale, ingiustamente dimenticata.
Cambiamo atmosfera. Ci sono anche storie felici, come “Semplicemente (canto per te)” interpretata da Andrea Bocelli e scritta da Costanzo in collaborazione con il musicista britannico Nick The Nightfly nel 2004 e come “Dammi mille baci”, interpretata dal gruppo I ricchi e i poveri nel 1971, una ballata lenta, certamente ispirata al carme di Catullo che chiede all'amante mille baci per fermare il tempo e godersi la vita.
L’ultimo brano scritto da Maurizio Costanzo, con musica di Corrado Castellari e Cristiano Malgioglio, è del 2012: “Da quando mi hai lasciata” per l'interpretazione di Marcella Bella, nell’album “Femmina Bella”. Ennesimo amore finito ma qui prevale la resilienza, in un testo accattivante, ironico, e un po' saggio (come i citati pinguini):
“ho bisogno di sentire la tua voce, intimità della parola,...
è come se fossi emigrata al polo dove parlo io da sola
per qualche orso e mille pinguini che sembrano tanti bambini
ma sono vecchi saggi in abito da sera che aspettano la primavera
e li’ non viene mai…”
Solo un piccolo umile omaggio, come un piccolo fiore per onorare un grande personaggio della comunicazione e dei media.
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