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LA CULTURA DEL KARAOKE, LA REALTA' DEL POLYGRAM NEL QUARTIERE CHINATOWN MENEGHINO

Vanessa Amico

Alzi la mano, chi, almeno una volta, non abbia trascorso una serata in compagnia di un karaoke! Credo quasi tutti. Grandi o piccini. Ma chi conosce il Polygram di via Sarpi a Milano?


Nel cuore del quartiere Chinatown, esiste questo locale storico, gestito da orientali e dove si può cantare a squarciagola. Luci fluo, l’ambiente ricorda quello di una discoteca cinese in perfetto stile anni ‘80.


Ideale per una serata trash e per fare la baldoria, il Polygram offre diverse opzioni per sgolarvi o per i veri intenditori mettere in buona luce le proprie doti canore: con soli 15€ si può avere accesso alla saletta comune e un drink incluso; altrimenti ci sono delle simpatiche sale private dove poter trascorrere la serata.


Provare almeno una volta nella vita se amate cantare ma soprattutto la buona compagnia, anche di persone a voi sconosciute. Il Polygram è una esperienza da provare. La saletta comune consta di una consolle autogestita da tutti fuorché da chi ci lavora. La cosa super divertente è la varietà di canzoni che si può trovare, compresi in lingua mandarino.


Il karaoke nasce dagli spettacoli tradizionali giapponesi. Il termine deriva da Kara (vuota) e Kesutora (orchestra). Il primo apparecchio fu creato dal musicista giapponese Daisuke Inoue a Kobe, nei primi anni ‘70. Divenne sin da subito popolare in Giappone, per poi diffondersi nelle varie nazioni dell’Asia, dove i clienti cantavano reinterpretando canzoni famose.


Basi musicali pre registrate e il sostegno di schermi video su cui scorrono a tempo le parole delle canzoni sono la peculiarità del karaoke. È stato un vero e proprio lancio anche sul mercato. Infatti ha risvegliato le industrie elettroniche per produrre prodotti per questo uso specifico.


In Italia, questo fenomeno divenne famoso grazie alla omonima trasmissione condotta da Fiorello negli anni ‘90.



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