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Immagine del redattoreLuigia Tamburro

"Preferisco entrare nel labirinto che ascoltare come attraversarlo”



Già da queste parole possiamo farci un'idea della profonda interiorità dell'artista che andremo a conoscere oggi. Il suo nome è Stefano Zazzera.

Quello che ascolteremo è il brano dal titolo Freaks (nome utilizzato anche per nominare l'album), che fa parte del suo ultimo LP.

Il singolo è in lingua inglese e si ispira ad uno dei personaggi del film Freaks, uscito nel 1932.

L'artista, attraverso un sound fuori dagli schemi, cupo e profondo, racconta il mondo dei circensi, dei fenomeni da baraccone e degli emarginati.

Nel videoclip del brano viene rappresentata la scena di un banchetto, durante il quale intonano una filastrocca: The circus is full/ of old farts dudes/that are waiting/ most def/ my time/

The kid just hit the hammer/Hurts my feelings/ Candles are falling.

A contornare un'atmosfera già così grottesca vi è l'aggiunta di suoni elettronici, psichedelici ed anche di strumenti come il Theremin che non prevede il contatto diretto tra l'artista e l'oggetto.

Quest'ultimo conferisce e dà un'ulteriore nota drammatica alla melodia, che assume sempre di più una valenza struggente man mano che si sviluppa il tema del brano.

Un argomento che descrive l'amore in tutte le sue forme, senza pregiudizi; un amore che nella difformità del suo essere ritrova se stesso e gli altri.




- Di dove sei e come la tua città ti ha influenzato artisticamente?

Nato in Toscana poi cresciuto fra Orvieto (Umbria) ed un paesino del Lazio. Queste zone sinceramente non offrono molte possibilità a livello artistico quindi più che influenzato hanno contribuito a rafforzare il mio istinto avventuriero.


- Come possiamo classificare il tuo genere? Di quali contaminazioni si avvale?

E’ sicuramente leggibile come ElettroRock con contaminazioni Techno, Drum’n’Bass nell’ambito dell’elettronica e Progressive, Punk nel Rock.


- C’è un artista alla quale ti ispiri?

Ci sono molti riferimenti nella composizione, dagli Einsturzende Neubauten, Nick Cave, Pj Harvey ma anche Bowie e Peter Gabriel nel lato melodico


- Raccontaci un giorno nel mondo di Stefano artista e persona.

Questa è una bella domanda ;)

Oltre alla musica dipingo e scrivo quindi sono un po' sempre in ascolto da quale delle tre categorie arriva l’esigenza di creare e poi inizio… mi occupo anche di Sound Design ed ho performances in attivo che seguo, leggo libri e ascolto vinili… poi ogni tanto dormo!


- Da cosa ti lasci ispirare per scrivere?

Maggiormente i testi che scrivo parlano d’amore o di politica sociale, sono uno spietato romantico con molte opinioni sul mondo ;)


- Ci spieghi l’illustrazione dell’album “Freaks”?

Il personaggio in copertina è un ibrido animale con metamorfosi agli arti inferiori quindi uno ‘’strano essere’’ che però siede correttamente e con calma su una poltrona. Il tutto sta a rappresentare il valore interiore nonostante la forma, una realtà che significa molto per me.

Il concept comunque è ripreso dal film Freaks thriller in bianco e nero degli anni ’30 che racconta le storie dei fenomeni da baraccone del circo di Coney Island.


- Sul tuo profilo Ig in descrizione hai scritto: labirinti si nasce. Che significato dai a questa frase?

Preferisco attraversare un labirinto che ascoltare qualcuno che racconta come dovrebbe essere fatto, e questo credo sia un traguardo che non si raggiunge ma ci si nasce.



- Il tuo stile mi ricorda molto l’arte espressionistica, soprattutto del ramo tedesco. C’è un quadro

che possiamo mettere in parallelismo con la tua musica?

Sicuramente il primo espressionismo (Die Bruke) c’è un’opera di Max Beckmann il Die Nacht credo calzi benissimo.





- Da quali esperienze nasce “Freaks”?

Freaks il brano, dall’eterna collaborazione con Stefano Anselmi un pianista singolarmente eccentrico. Insieme abbiamo fatto i primi tagli poi una volta inserita la fase ritmica che diventava portante per i giri con il pianoforte, abbiamo aperto questo mondo del film, riadattato il canto del banchetto e piano piano è arrivato tutto dal suono del Theramin al bridge sinfonico alla creazione del testo.


- Hai qualche aneddoto divertente o importante da raccontarci di un tuo live?

Ero in Germania e sono dovuto rientrare in tutta fretta a New York (dove vivevo) per una performance improvvisata di elettronica con una compagnia di danza. Mi avevano dato solo l’indirizzo così ho preso un taxi dall’aeroporto che mi ha lasciato sotto il Guggenheim Museum… ho cercato di fermare altri taxi perché credevo il primo si fosse sbagliato fino a che dalla porta del museo è uscito il production manager che rideva perché mi stava guardando da 5 minuti … perso sul marciapiede. L’indirizzo era giusto!!!


- Come si struttura una performance di un tuo concerto?

Oltre al mondo sonoro curo molto anche la parte visiva con videoproiezioni e costumi. Molte delle performances hanno luogo in ambiti teatrali e mi ritengo molto fortunato di collaborare con validi musicisti che si trasformano con e nel progetto che mettiamo in scena.




- Cosa vuoi comunicare con la tua musica?

Credo che innescare dei punti di domanda e fare riflettere le persone su quello che dici e pensi sia l’unico modo di contribuire a dare sinceramente qualcosa di valido in questo passaggio terrestre. Non dare le soluzioni (che poi sono solo opinioni) ma stimolare a guardare le cose in modo diverso con dei suoni e ritmiche magari non riconoscibili all’orecchio comune, con testi che siano sinceri di quello che vivo sento e spero, che sia paura o felicità. Insomma di prendere la famosa seconda strada nel bosco, quella meno battuta…



- Dove ti piacerebbe vivere o suonare?

Vivere ovunque ci sia il mare fuori appena apro la porta.

Suonare ovunque cia un potentissimo impianto audio appena chiudo la porta. 


- Progetti futuri?

Promuovere l’album Freaks e suonarlo il più possibile… anche se sento già bollire in pentola le nuove idee per il prossimo progetto!



- Mandaci i tuoi saluti.

Un saluto a tutti voi di Web Radio Italiane e grazie per questo spazio. Rock on dudes!!!



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