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Immagine del redattoreSabina Esposito

Quel mestiere chiamato "MUSICA "!

L'approccio al mondo del lavoro non è sempre facile, ancora meno se scegli di "fare musica"; quindi, se scegli di essere un'artista.

"Fare musica" non è mai stato semplice, né nei tempi passati né tantomeno oggi. Non è mai stato considerato un vero e proprio lavoro, tant'è che, ancora oggi, quando un genitore si sente dire dal proprio figlio:"voglio fare il musicista o il cantante", la reazione non sempre coincide con quella di una affermazione, tipo: "voglio fare il medico o l'avvocato ".


Eppure, lo studio che c'è dietro per diventare un musicista affermato, non è proprio una passeggiata, anzi equivale a quello di un altro mestiere professionale.

La differenza tra "fare musica" e qualsiasi altro lavoro è che per farlo devi anche "essere musica".

Non puoi fare musica se non vivi di emozioni, di dettagli, di passione. La musica è: un lavoro, e come tale andrebbe rispettata.

Il fatto che faccia anche divertire non deve essere una scusante per inserirla nella categoria "passatempi". Dietro ad ogni esibizione, o pezzo registrato, c'è tantissimo studio, pratica, ansia e stanchezza, abbastanza simile a quella di qualsiasi professione lavorativa.

Quante volte, infatti, se suonate o cantate in un locale, vi siete sentiti dire "non si lavora molto, posso solo offrirti la cena" , oppure, vi è capitato di rivedere il prezzo concordato giocando al ribasso, pur di fare l'esibizione o la serata?

Tutto questo accade ad un avvocato o ad un altro "classico lavoratore"?


L'auto produzione di reddito è una discriminante. Ancora oggi "far musica" rimane un lavoro precario, faticoso e rischioso poiché non dà una stabilità economica come il "posto fisso", fatta eccezione di coloro che sono riusciti a diventare dei "grandi".


Vogliamo parlare delle attrezzature? Per fare musica non bastano la voce o le mani, ogni artista deve avere tutta l'attrezzatura necessaria per portare a termine la sua performance. Forse c'è ancora qualcuno che pensa siano solo dei "giocattoli "poiché non si spiega, altrimenti, le ridicole proposte economiche che ricevono gli artisti di fronte ad una proposta lavorativa. Chiariamo che la "gavetta" non equivale a "farsi sfruttare"!


Verrebbe da chiedersi: allora perché continuare? Perché, in realtà, è una sfida con sé stessi. Chi vuole far musica non riesce a smettere, ha qualcosa dentro, ha un "credo", una missione che lo porta a non mollare, ad andare oltre i propri limiti e a rischiare...



Se fate musica, quindi, siate orgogliosi di voi stessi poiché svolgete un lavoro che crea una magia grazie al vostro "essere".

Fatevi rispettare perché proponete arte!

È il mondo che ha bisogno di voi attraverso la vostra musica, non il contrario!!!




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