"Il tempo divora tutto... Sogni, rimpianti, ricordi... I ricordi diventano leggenda, la leggenda svanisce nel mito e, nel mito... Così facilmente dimenticabile...
Un Dio... Un re... Una pedina... Il momento è vicino... Finalmente, le ombre diventano spesse e la loro tinta cremisi pulsa vibrante...
Potere... Conoscenza... Oro... Avrà tutto lui...
Il serpente si mangia la coda e la ruota del tempo gira... Ma a volte la mano del destino va forzata...
... presto..."
Con questa presentazione, il 28 Marzo scorso, la No Remorse records annunciava l'uscita del secondo album dei Sacred Outcry (del primo vi avevo parlato qui https://www.webradioitaliane.it/post/i-figli-di-omero ).
Una presentazione bellissima e, in egual misura, rischiosissima...Perchè rischiosa?
E' presto detto, un annuncio così epico, così pieno di pathos, così magniloquente non poteva far altro che creare l'attesa di un disco perfetto e, si sa, arrivare in cima e più semplice del rimanerci!
L'attesa per questa release, "Towers of Gold", è finita il 19 Maggio scorso e, come spoilerato nel titolo di questo articolo, la cima se la sono riconquistata alla grande, l'Olimpo è ancora la casa dei Sacred Outcry.
"Towers of Gold", dieci brani per circa 55 minuti, è un album inattaccabile, praticamente perfetto a partire dallo splendido artwork di copertina fino ad arrivare alla produzione, nessuno dei brani presenti risulta essere più debole rispetto agli altri, segno questo di un livello qualitativo eccelso (soprattutto se si parla di concept album), e il songwriting è ispiratissimo.
Questo secondo lavoro degli ellenici è davvero un manuale di ciò che dovrebbe essere l'Epic Metal ai nostri giorni e, cioè, un filone che non si limiti a scopiazzare dai mostri sacri ma che ne prenda l'insegnamento e lo renda attuale e, in questo senso, i Sacred Outcry meritano solo elogi avendo dato alle stampe un lavoro nel quale l'oscurità tipica degli anni ottanta, leggi Warlord, si fonde con parti "sinfoniche" e con altre, per certi versi, di brutale potenza.
Se il songwriting è ottimo, la sessione ritmica, il drumming e le trame di chitarra sono veramente ai limiti della perfezione ma, il pezzo forte, la famosa ciliegina sulla torta, è la prestazione vocale di Daniel Heiman, nuovo frontman della band.
Il cantante svedese, ex Lost Horizon, è davvero a proprio agio e mostra tutte le sue capacità, con la voce fa quel che vuole, ha un timbro meraviglioso ed un range che non credo conosca confini... perfetto nelle parti più cupe e profonde e semplicemente inarrivabile quando c'è da scatenare l'ugola.
"Towers of Gold" va ascoltato per intero, va ascoltato con attenzione e con la consapevolezza che s'intraprenderà un viaggio epico, un vero e proprio viaggio in pieno stile Omerico.
Tracklist:
01. Through Lands Forgotten (At The Crossroads Of Fate)
02. The Flame Rekindled (Lurid Lights And Drunken Revelry)
03. The Voyage (Towards Immortality)
04. Into The Storm (Beyond The Lost Horizon)
05. Symphony Of The Night (The Curse Of The Blind)
06. A Midnight Reverie (Whispers In The Wind)
07. The Sweet Wine Of Betrayal (The Perennial Sin)
08. The City Of Stone (The Burden Of The Crownless Kings)
09. Towers Of Gold (Tempus Edax Rerum)
10. Where Crimson Shadows Dwell (And Ouroboros Dreamt)
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