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SANREMO: la serata delle cover

Non certo ottimista riguardo la quarta serata di Sanremo dedicata alla cover sono in ogni caso riuscita a farmi un’idea di ciò che ho visto e sentito elaborando un giudizio personale e libero.


A quanto pare anche quella del 2023 è un’edizione impegnata che tra un’esibizione e l’altra lascia ampio spazio a temi sociali e politici dove al centro sono state scelte delle donne definite dai più come co-conduttrici. Chiamarle conduttrici sarebbe stato evidentemente prematuro: l’Italia è un paese lento e vecchio.


Chiara Francini è stata la protagonista femminile della serata, non ne ha sbagliata una. Ho trovato una scelta alquanto criticabile il fatto che il suo monologo sia stato inserito al termine della trasmissione, per fortuna esistono Youtube e RaiPlay.

Tutto sommato mi sono fatta delle grasse risate anche se forse sarebbe stato più sensato piangere e indignarsi. Molti esperti sostengono che Sanremo sia lo specchio della musica italiana, ma io preferisco non creder loro. Gli autori e il direttore artistico sono riusciti solo in parte a costruire uno spettacolo nello spettacolo e, nonostante i buoni intenti, non credo abbiano fatto centro negli animi degli Italiani.

Non essendo mia intenzione tediarvi, cercherò di essere sintetica il più possibile e di muovere una critica lucida e onesta.


Di base sostengo un pensiero: se una/o non ha la voce, non dovrebbe cantare a Sanremo ma forse anch’io sto invecchiando e non capisco le nuove generazioni.

Sì, perché la serata delle cover secondo me ha dimostrato quanto i giovani siano inesperti, impreparati e troppo acerbi; il più delle volte non sono stati all’altezza della canzone che hanno scelto di cantare. I grandi successi del passato sono stati stravolti e snaturati in una chiave contemporanea decadente.


Nomi come Bennato, Zarrillo, Antonacci, Britti credo siano difficili da eguagliare: durante le esibizioni mi sembrava di assistere al primo giorno di scuola dei bambini.

Per quanto Gianluca Grignani e Arisa mi stiano simpatici ieri sono stati un totale disastro. Elodie è una bellissima donna ma Lenny Kravitz non me lo doveva toccare.

Non ho capito la scelta di affiancare il primo violino della Scala di Milano Laura Marzadori a Lazza e Emma, probabilmente non afferro il nesso.

Tutti sappiamo che il vincitore della serata è stato Marco Mengoni con il brano “ Let it be” cantato con il Kingdom Choir; l’esibizione perfetta però è stata eseguita da Giorgia ed Elisa, due fuoriclasse. I loro occhi brillavano e anche da casa si poteva percepire una profonda sintonia tra le artiste.

Non male Levante che si è quasi commossa col il brano “Vivere”; bravissima e sofisticata Carla Bruni insieme a Colapesce e Dimartino; bene i Colla Zio che hanno saputo scegliere un brano alla loro portata e, che a mio parere, hanno eseguito con spensieratezza e ingenuità.

Mi sono molto divertita nel vedere come Gianni Morandi sia sensibile al fascino femminile di Lorella Cuccarini e Chiara Francini.


Il numero uno però è stato Peppino di Capri che con classe, esperienza, conoscenza, competenza e passione ha dimostrato come la semplicità e la bellezza della musica siano senza tempo.

Vedere lo stupore nei suoi occhi nel ricevere il premio alla carriera è la conferma di quanto quest’uomo sia intelligente e sensibile. La sua frase di ieri “ Meglio tardi che mai” dice tutto.


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