Ed eccoci di nuovo con il nostro appuntamento del giovedì sera con le interviste di Webradioitaliane. L'ospite di oggi si chiama Alessandro Palazzo.
Intervista a cura di Riccardo Russo:
R. Russo:
Alessandro, parliamo di te...tu sei un cantautore?
A. Palazzo:
Sì, sono un cantautore. Questa passione me la sono sempre portata dentro sin da bambino. Mi chiudevo nella mia cameretta ed iniziavo a scrivere piccole filastrocche. Successivamente ho capito che i miei testi avevano bisogno di un accompagnamento musicale; pertanto ho comprato una chitarra ed ho cercato di apprendere come si suona da solo, leggendo libri sull'argomento.
A 13 anni ho scritto la mia prima canzone a cui sono molto legato. La ripropongo sempre nelle mie serate.
R. Russo:
Da quanto tempo scrivi canzoni?
A. Palazzo:
Da quando ho 13 anni. Ne ho scritte tantissime. Alcune sono anche sui social, come spotify.
R. Russo:
Il tuo genere musicale?
A. Palazzo:
Non ho un genere preciso, mi butto dove sento che in quel momento riesco ad esprimermi.
R. Russo:
Come nascono i tuoi testi?
A. Palazzo:
Un incontro che mi ha ispirato tantissimo è stato quello con Corrado Terzi del gruppo musicale Ladri di Biciclette.
Un altro episodio che sento di raccontare è quando ho presentato una mia canzone in un locale dell'Emilia Romagna. La canzone si chiamava "Via Cimabue". Tra il pubblico c'era anche Gianni Bella, famoso cantautore italiano che mi fece i complimenti per il testo. Questo mi ha dato tanta soddisfazione.
R. Russo:
Tu sei della schiera di persone che pensano che la SIAE sia un sistema superato, oppure ti piace sentirti un socio SIAE, perché questo ti abilita ad essere un cantautore?
A. Palazzo:
No, io dico che la SIAE sia un po' superata. Penso sia necessario proprio un bel pezzo che fa girare tanti soldi.
Quelli che pubblico io li deposito alla SIAE, altri no e li tengo a casa.
R. Russo:
Ci presenti il brano che ci hai portato?
A. Palazzo:
Il pezzo si chiama "Festivalbar". Questo titolo nasce da un ricordo: Stavo lì con la chitarra ed ho sentito dalla radio di un mio vicino una canzone degli 883 e lì mi si è aperta una luce che mi ha riportato indietro agli anni in cui c'erano gli 883 al Festivalbar. In questa canzone infatti troverete una parte in cui ricordo la bellezza degli anni 90'. Il Festivalbar era una splendida manifestazione che mi trasportava direttamente nel clima estivo. Il testo è una dedica d'amore rivolta a tutti coloro che vogliamo bene e questo si esprime nella frase "farei di tutto per vederti felice, farei di tutto per vederti sorridere".
A. Palazzo:
Noi eravamo partiti che la frase "va tutto bene" venisse pronunciata solo durante il ritornello; poi abbiamo deciso di metterlo anche all'inizio per sottolinearne l'importanza, anche con un velo di ironia.
R. Russo:
Com'è nata l'idea del video?
A. Palazzo:
Quando devo realizzare un video cerco sempre qualcosa di particolare e sui social ho trovato una persona diversa dalle altre che mi aveva colpito. Allora ho chiamato immediatamente questo videomaker di Bologna di nome Omar e gli ho chiesto di produrre un video che rievocasse lo stile degli anni 90'. Puoi notare che c'è l'effetto VHS (effetto videocassetta).
Noi abbiamo creato questo video senza organizzare nulla prima: Io e Omar siamo andati a Bologna e abbiamo fatto un giro per la città, partendo dalla Montagnola fino in Centro. Le persone che vedete hanno partecipato al momento, senza sapere nulla.
R. Russo:
Per quanto riguarda la produzione audio? Contribuisci anche agli arrangiamenti?
A. Palazzo:
Assolutamente sì. Per l'arrangiamento di "Festivalbar" non ci sono state discordanze tra me e l'arrangiatore, mi è piaciuto subito questo sound moderno, carico di energia e positività.
R. Russo:
Dove possiamo trovarti sui social?
A. Palazzo:
Su spotify e su youtube potete ascoltare le mie canzoni sotto la voce di Alessandro Palazzo.
Curiosità e approfondimenti:
L. Tamburro:
Che cosa vuol dire per te essere un cantautore?
A. Palazzo:
Per me essere cantautore è stata la cosa più importante che mi sia successa, perché non sembra, ma sono una persona abbastanza timida e quindi con le canzoni riesco ad esprimere al meglio chi sono e cosa penso.
L. Tamburro:
Quando hai capito di voler diventare un cantautore e quando ti ci sei effettivamente sentito?
A. Palazzo:
Ho capito di esserlo quando cantare le canzoni degli altri non mi bastava più, quando ho iniziato a sentire il desiderio di fare qualcosa di mio. Mi ci sono sentito nel momento in cui ho scritto la mia prima canzone ed ho imparato a suonare gli accordi per accompagnarla.
L. Tamburro:
La prima canzone che hai scritto? In quale occasione è nata?
A. Palazzo:
La mia prima canzone l'ho scritta a 16 anni e si intitolava "Il destino di noi umani". La voglia di scrivere questa canzone mi ha stimolato a suonare la chitarra. La canzone parla di una ragazza e della forza dell'amore. Questa ragazza che descrivo era molto particolare e stravagante, viveva in un mondo tutto suo, pieno di fiori.
L. Tamburro:
Quali sono gli argomenti di cui tratti nelle tue canzoni?
A. Palazzo:
Io sono una persona molto lunatica. Le mie canzoni possono nascere da qualsiasi stimolo, emozione: da un titolo di un libro, da una frase, da ogni situazione che mi accade.
L.Tamburro:
Il tuo sogno nel cassetto?
A. Palazzo:
Il mio sogno nel cassetto è di poter cantare e salire sul Teatro dell'Ariston, non solo per il Festival di Sanremo, anche per altri concorsi.
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