la poesia di Liggi ti coglie inaspettata e facile come ascoltare musica o guardare una fotografia
Avere la forza di essere deboli,
che la fragilità è una benedizione.
Essere gentili, con sé stessi,
affidarsi inermi, senza paracadute alla vita.
Rischiare di cadere.
Che poi magari inizi a volare.
L’arte, in qualsiasi forma ci si presenti dinanzi, riesce a comunicare con un linguaggio pressoché universale fatto di vibrazioni ed emozioni, a mettere in luce esperienze condivisibili.
Questa è la sensazione che mi ha lasciato la lettura del libro di poesie “Segnali di fumo” di Mauro Liggi (ed. Altromondo, 2022) e che vorrei condividere in questa recensione.
Medico chirurgo, da sempre appassionato di fotografia e di scrittura, Mauro Liggi, l'autore, per i primi versi di questa raccolta si è affidato all'incontro tra immagini e poesia scaturito in un periodo storico difficile sia per lui che per tutti noi e, per la sua prima fatica letteraria,
" Anima scalza", si era dovuto confrontare con le proprie debolezze intraprendendo un percorso di elaborazione e comprensione delle stesse, per questa seconda opera, "Segnali di fumo", si è
fatto guidare dalla necessità di diradare il fumo che aveva avvolto lui, e con lui, forse, tutta la società in cui viviamo, con lo scopo di tornare a guardare oltre pe poter muovere i primi passi su di un terreno divenuto sconosciuto...
Perchè " le poesie sono pensieri che respirano e parole che bruciano"
Penso che tutti quelli che leggeranno le poesie di Liggi saranno immediatamente colpiti, quanto me, dalla facilità di lettura e dall’immediatezza con cui la parola ed i versi descrivono situazioni e scene, con vividezza di dettagli visivi, ed è giusto che sia così, perchè il suo sguardo di fotografo sul mondo è acuto, allenato a catturare luci e ombre della realtà sociale e umana, che poi trasferisce in parole con la facilità colloquiale e musicale del discorso quotidiano,.
E’ solo questione di vincere la diffidenza che molti (tantissimi!) provano nei confronti della scrittura in versi, tipicamente ritenuta difficile, aulica, ermetica, fatta “per addetti ai lavori”.
Ed è proprio ai più diffidenti che mi rivolgo: è davvero una bella sensazione, iniziare a leggere ed immergersi nella poesia senza barriere, con la naturalezza con cui si segue la conversazione di un amico, immediata anche se impaginata “in versi”.
Non ci sono riferimenti espliciti, ma è facile intuirli, sono più che altro cenni a traumi emotivi vissuti, periodi di depressione, sentimenti negativi, illuminati però dalla forza della vita e dal sostegno degli affetti che danno l’energia per uscirne fuori, rinascere, tornare alla luce, se lo si vuole, come ad esempio ci sembra di intuire leggendo “L’alba”, o “L’Estate più calda” o “Quel giorno” dove è grato del momento in cui ha conosciuto la sua compagna.
“Gli occhi delle donne non hanno età.
Ti ci tuffi dentro e ti lasci trasportare.
Sono capaci di salvarti la vita.
C’è tutto in quegli sguardi"
(da “Gli occhi delle donne”)
L’autore, molto attivo sui social e disponibile al dialogo, contattato per saperne un po’ di più sulla sua attività ha gentilmente raccontato tanti aneddoti sul suo rapporto con la scrittura e con le sue altre passioni, appunto la fotografia e il forte legame con la musica. Scopriamo così della grande quantità di CD che possiede e ascolta, di ogni genere, dai cantautori italiani ai big internazionali come Springsteen o Vasco. E della sua predilezione per i libri “di carta”, il fruscio e l’odore delle pagine, a discapito dei formati tecnologici, quali lo streaming e gli ebook.
Se non avessi sentito battere il tuo cuore,
vivrei in un mondo senza musica
(da “Quel giorno”)
Ho voluto immaginare una colonna sonora adatta da mettere in sottofondo, durante la lettura di questa silloge; idealmente potrebbe starci la sorprendente reinterpretazione di “Hurt“, realizzata dal cantautore statunitense Johnny Cash, icona del country, che offre una lettura delicata e intima, quasi colloquiale, di argomenti inerenti la depressione, da lui definita come "un impero di polvere dove l’unica sensazione è il dolore e la perdita delle persone care".
I hurt myself today/ To see if I still feel/ I focus on the pain/ The only thing that’s real”
(trad.: Oggi mi sono ferito/ Per vedere se ancora provo qualcosa/ Mi concentro sul dolore/ L’unica cosa reale)
Ci sono certamente molte altre canzoni del mondo rock e metal che, dal punto di vista dei testi, hanno affinità con i temi della poesia di Mauro Liggi.
Ad esempio, a mio soggettivo parere, i Metallica in “Fade to black”
“I have lost the will to live/ Simply nothing more to give/ There is nothing more for me/ Need the end to set me free.
(trad.: Ho perso la voglia di vivere/ Semplicemente non ho più nulla da dare/ Qui non c’è più niente per me/ Ho bisogno della fine per poter essere libero”).
La maggior parte di questi brani pero’ costruisce scenari sonori troppo carnali, ruvidi, totalmente lontani dall’atmosfera di “Segnali di fumo”.
Il richiamo all’oscurità è frequente nelle poesie di Liggi, sia esplicitamente con l’uso ricorrente della parola “nero” sia tramite similitudini o descrizione di momenti estremamente neri perchè difficili da affrontare o da ricordare... Ad esempio “io sono il nero dell’arcobaleno” (in “Io”), o la chiusura della poesia l’“Ottico”.
Mi si attiva nella mente l’ennesimo parallelo con la musica, in particolare con “Paint it black” dei Rolling Stones, dominato da buio, solitudine, smarrimento, con questa tinta che ha il sapore dell’oblio e della fine.
”Maybe then, I’ll fade away/ And not have to face the facts/ It’s not easy facing up/ When your whole world is black.”
(trad.: Forse allora svanirò/ E non dovrò più affrontare il fatto/ Che non è facile farsene una ragione/ Quando tutto il tuo mondo è nero”)
Un ulteriore elemento che caratterizza l’autore è la volontà di confrontarsi con altri poeti non solo leggendone e apprezzandone le opere ma anche organizzando periodicamente dirette Facebook, sulla propria pagina, in cui intervista gli autori e le autrici.
Dal punto di vista stilistico, la scrittura di Mauro Liggi scorre fluida, alla portata degli adulti ma anche dei giovani e dei ragazzi; gli capita di tenere incontri presso le scuole ed agli studenti che restano meravigliati da quanto sia “facile” leggere le sue poesie dice che la fatica di rendersi comprensibile deve farla il poeta, è lui che deve lavorare sui testi e renderli vicini alle persone e, se questo riesce, allora la poesia è facile, assomiglia al pensiero, al dialogo quotidiano fra amici mentre lo sfoggio gratuito di parole complicate, la lunghezza eccessiva, i pensieri ermetici, sono elementi che allontanano i lettori di ogni età dalla poesia.
Un volume come “Segnali di fumo” ci ricorda l’importanza di accogliere le nostre debolezze, come le “pozzanghere di lacrime” che a volte abbiamo nel petto, e ci ricorda che la vita non è solo una lista di cose da fare con efficienza, ma è anche dare spazio alla voglia di rincorrere “aquiloni colorati, nuvole a forma di sogni e coriandoli a Natale” (da “La facoltà di non rincorrere”)
"Segnali di fumo”, di Mauro Liggi, ediz. Altromondo 2022, è una lettura per tutti, consigliabile a chi già si rapporta con la poesia ma anche e soprattutto a chi è diffidente e ancora non ha dimestichezza.
Disponibile in libreria e online:
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